AGI – La corte pakistana ha accettato la richiesta dell’Italia di estradare Shabbar Abbas, il padre di Saman, e negato la sua libertà su cauzione. Lo ha riferito il suo legale, l’avvocato Akhtar Mahmood. La notizia, anticipata sui social da ‘Chi l’ha Visto?’, viene confermata all’AGI.
L’uomo è a processo davanti alla Corte d’Assise di Reggio Emilia insieme ad altri imputati, tra cui la moglie, per l’omicidio della ragazza che sarebbe stata uccisa per essersi opposta a un matrimonio forzato. Il governo pakistano, tuttavia, precisa il legale, potrebbe opporsi alla decisione dei giudici.
Una morte violenta
Nella relazione firmata e depositata dai medici legali Cristina Cattaneo e Biagio Eugenio Leone si citano elementi quali “la frattura vitale allo ioide, l’infiltrazione emorragica dei tessuti del collo, il sangue nei polmoni e l’assenza di altre cause lesive mortali desumibili dalle indagini esperite sul corpo”.
In particolare, il “trauma allo ioide e ai tessuti molli circostanti” fa pensare “a una compressione del collo negli istanti precedenti la morte”. Per il suo omicidio sono imputati, complessivamente, i genitori, due cugini e uno zio.
Saman era arrivata in Italia dal Pakistan nel 2016: a dare l’allarme della sua scomparsa, il fidanzato ‘italiano’ Saquib, che non ha mai voluto crederla morta. Già un anno prima della sua scomparsa, la 18enne si era rivolta ai servizi sociali per denunciare i genitori per maltrattamenti e induzione al matrimonio.
Poi era rientrata a casa, tentando di riavere i suoi documenti. Tra gli atti del processo, anche il filmato della telecamera di sicurezza che ha registrato gli ultimi istanti di vita di Saman, che esce di casa accompagnata dai genitori la notte della scomparsa.