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Cultura

Il dolore diventa sociale se ha un messaggio politico

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Ada D’Adamo è morta il 1° aprile 2023, poche settimane prima che il suo memoir, dedicato all’esperienza di crescere una figlia affetta da una malformazione congenita al cervello ed alla propria battaglia contro il cancro, mettesse in subbuglio migliaia di anime e coscienze.

“Come d’aria” ha fuso critica e pubblico in un plebiscito concretizzatosi  nelle vittorie dei premi Strega, Mondello, Super Mondello e Flaiano, in una menzione speciale al Campiello e nella non comune cifra di oltre 150.000 copie vendute. Un’onda che non accenna ancora a fermarsi, come testimonia la vittoria al The Bridge che certifica la sua pubblicazione negli USA, e ha sommerso d’affetto riflesso un uomo che vive il momento più difficile della propria vita, il marito della D’Adamo Alfredo Favi.

“Come d’aria” ha fuso critica e pubblico in un plebiscito concretizzatosi  nelle vittorie dei premi Strega, Mondello, Super Mondello e Flaiano, in una menzione speciale al Campiello e nella non comune cifra di oltre 150.000 copie vendute

Da un certo punto di vista decidere di contattarlo non è facile – si può avere la sensazione di violare una volta di troppo qualcosa di intimo.  Ma l’aggiudicazione di un riconoscimento che porterà il libro della D’Adamo oltre Oceano ha un significato che ormai non riguarda solo il singolo, ma la comunità.

In una recente intervista all’AGI Chiara Valerio ha detto che la memoria ha la forma di un libro: sembrano parole dedicate a “Come d’aria”.

Io conservo tanti altri ricordi, ma certo: la memoria di mia moglie è un libro. Che testimonia di come ha vissuto e si è posta verso il destino. Attraverso questo libro, anche ora, la sua presenza non smette di essere e tenere anche me in costante relazione con le idee che ha lasciato.

“Come d’aria”, grazie anche al Premio The Bridge, sarà tradotto in inglese: per quanto sia difficile, lei è forse l’unico che possa immaginare con un buon grado di approssimazione cosa ne avrebbe pensato sua moglie. 

Ada non immaginava nemmeno di entrare tra i primi 12 dello Strega, ne ha avuto notizia con sorpresa appena prima di lasciarci. Tutto ciò che è avvenuto intorno a “Come d’aria” da quel giorno l’avrebbe sbigottita. In effetti non sapeva nemmeno se pubblicare o meno il manoscritto: l’hanno convinta le sua amiche, soprattutto Elena Stancanelli che da anni la spingeva a scrivere, il suo analista e il sottoscritto. Erano “gli altri” a crederci.

Il privato che diventa pubblico è un tema del nostro tempo: cosa cambia quando a renderlo tale non è la tecnologia – attraverso l’esposizione social – ma la letteratura?

Dietro i social non vedo pensiero, i post si bruciano nell’attimo in cui viene pubblicata una foto, digitata una frase o apposto un like. Durano il soffio di un istante,  il tempo di diventare visibili, perché subito dopo succede altro. A risultare attraente, sui social,  è prima di tutto la semplice percezione di un’immagine. Un libro invece è un testo che fa immaginare. E quando diventa messaggio è perché non rappresenta semplicemente una vita, ma un pensiero sulla vita.

Altro tema forte: entro quali limiti raccontare il dolore assume una valenza sociale?

Il dolore diventa sociale quando il suo messaggio è politico. L’idea del libro di Ada è germinata dalla lettera scritta a Corrado Augias, e pubblicata su Repubblica nel 2008, in cui denunciava la mancanza di sostegno dello Stato verso le famiglie con figli disabili. C’era dignità in quelle parole, contenevano un segno fortissimo che riguardava tutte le donne. Quando la sofferenza va oltre il personale  può assumere valenza collettiva. E’ stato questo a colpire i media, i votanti dei premi ed anche tanti giovani, come gli studenti delle superiori che all’Università La Sapienza, nell’ambito di un Convegno del Telefono Rosa, hanno recentemente indicato “Come d’aria” loro libro d’elezione. Un attestato che ha colpito la mia sensibilità più di altri.

Negli ultimi mesi lei è suo malgrado entrato da protagonista nel mondo letterario italiano, e  non solo, come testimone: sta pensando di scrivere qualcosa della sua esperienza, una memoria della memoria?

No, perché non so farlo: il linguaggio che conosco e pratico per mestiere è quello della pubblicità. E’ vero, sono autore della copertina di “Come d’aria”  e forse potrei esprimermi usando i miei codici, ma in questa fase non ho nemmeno elaborato la perdita. Ci vorrà più tempo del normale, perché sono ancora troppo impegnato  a difendere il pensiero di mia moglie ed essere presente dove lei avrebbe dovuto essere. E soprattutto, voglio evitare che il mio sentire diventi metro di lettura del suo: si deve parlare solo dell’opera. Io proteggo un lascito.

The Bridge allarga i confini della scrittura di sua moglie: ha una dedica per questo premio?

Non rida, lo dedico al Gruppo T.N.T., come scherzosamente si è autodefinito il circolo di amici che si è stretto attorno al libro dopo la scomparsa di Ada. Sono le persone, di cui ora non voglio fare i nomi, che hanno sostenuto “Come d’aria”, lo hanno portato in teatro ed in giro per l’Italia e, insieme alla casa editrice Elliot, fatto sì che una cosa piccola guadagnasse una visibilità enorme. T.N.T. è il gruppo di Alan Ford, non a caso nel fumetto un grafico pubblicitario, ed è composto da ragazzacci che ne combinano di tutti colori.

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