AGI – L’Italia è divisa in due. Il nord è stravolto dal maltempo – una ragazza di 16 anni che partecipava a un campo scout è morta dopo che un albero è caduto sulla tenda in cui stava dormendo nel Bresciano -, mentre il centro-sud del Paese è colpito da un’ondata di caldo africano, a Roma in poco più di 24 ore sono almeno 17 le persone svenute al Colosseo per le alte temperature. Ma perché avviene tutto questo? L’AGI ne ha parlato con Mario Mario Tozzi, 63 anni, geologo, divulgatore scientifico, saggista, autore e conduttore televisivo italiano.
Cosa sta succedendo professore?
Sta accadendo quanto gli scienziati specialisti del clima ci dicono ormai da parecchio tempo e ce lo dicono nella stragrande maggioranza di casi, nella quasi totalità. E cioè che c’è un cambiamento climatico anomalo rispetto al passato, accelerato e globale, ma che poi questo cambiamento in certe regioni particolari – come l’Italia – può assumere queste caratteristiche apparentemente opposte: da un lato la siccità, la desertificazione e quindi anche gli incendi, e dall’altro invece le precipitazioni. È esattamente quello che era stato previsto.
Da cosa dipende?
Dipende in entrambi i casi dall’eccessiva quantità di calore in atmosfera, che da un lato viene evacuata attraverso perturbazioni metrologiche a carattere violento che permettono per esempio chicchi di grandine grossi come pesche, perché sono le correnti calde e ascensionali che li tengono in aria così tanto da farli accrescere in quella maniera, e dall’altro invece l’alterazione del ciclo dell’acqua e le temperature troppo alte che portano la siccità.
Gli ambientalisti mettono sul banco di accusa l’eccessiva antropizzazione delle coste, l’abuso indiscriminato del suolo. È d’accordo con questa tesi?
Non lo fanno mica gli ambientalisti, lo fanno tutti gli studiosi, i ricercatori, lo fa l’ISPRA, che è l’istituto superiore che abbiamo in Italia per queste cose, che ci certifica un consumo di suolo non comune all’Europa. Circa uno o due metri quadrati ogni secondo di suolo vergine che passa vanno e poi finiscono a essere asfalto cemento, ad aumentare l’incapacità del terreno di assorbire l’acqua in profondità, di infiltrarsi, gli ambientalisti possono dire quello che vogliono, questi sono dati e i dati ci dicono che il maltrattamento del territorio ha tramutato in catastrofi quelli che sarebbero stati eventi naturali, seppure eventi naturali di portata non paragonabile con il passato anche se oggi sempre più frequenti.
Cosa pensa del fenomeno dell’eco-ansia o dell’ansia climatica?
Non ne penso assolutamente niente. Nel senso che, francamente, se io avessi chiara la situazione che ci descrivono tutti gli scienziati del clima, gli specialisti, e se ce l’avessero chiara pure le persone, tutti dovremmo essere ansiosi. Ma non tanto perché la cosa sia insormontabile, potrebbe anche essere affrontata e voglio dire pure mitigata o risolta addirittura. Ma dovremmo essere ansiosi per il fatto che nessun politico degno di questo nome al mondo ha l’idea di azzerare le emissioni come suggeriscono gli scienziati, anzi si fa tutto al contrario, si continua a dare carburante, come si vuole, sotto forma di sussidi pubblici in tutte le maniere al gas, al petrolio, al carbone. Tutto questo è francamente insopportabile, gli studiosi dicono che il 90% del carburante e il 90% del petrolio dovrebbero rimanere sottoterra se volessimo stare entro un grado e mezzo di incremento della temperatura nel prossimo futuro. E invece qui continuano a investire per prelevare tutto il possibile, così non funziona.
Cosa può fare appunto la politica? Cosa possiamo fare noi cittadini per cercare di frenare quanto meno questo cambiamento?
Noi cittadini possiamo fare delle cose, ma non sono le più importanti. Certo, ognuno di noi può contribuire. Per esempio, può spostarsi con vetture che non siano inquinanti. Può utilizzare energie rinnovabili, può viaggiare col treno invece che con l’aereo. Tutte cose buone da farsi che riducono la nostra impronta di anidride carbonica: ogni italiano emette circa 7 tonnellate di anidride carbonica all’anno e, comportandosi in quella maniera, le può dimezzare. Ma devono mettersi d’accordo i governi a livello mondiale: un accordo serio, non come quello di Parigi che è un accordo volontario dove ognuno sostanzialmente controlla solo se stesso. Se non si mettono d’accordo tutti i governi mondiali non ne usciamo. Se le multinazionali non decidono finalmente di non massimizzare più i profitti a qualsiasi costo non andiamo da nessuna parte. Se gli stati nazionali non definiscono i comportamenti virtuosi non andiamo da nessuna parte. Noi possiamo fare la nostra parte, per carità è sempre bene farlo, ma se manca tutto il resto non ci spostiamo.
Da quando siamo piccoli abbiamo sempre sentito parlare di glaciazioni e desertificazioni. La Terra sta per caso preparando eventi di questo tipo, che magari non vedremo noi ma vedranno i nostri figli o i nostri nipoti?
Il clima sulla Terra cambia per cinque ragioni. Quattro sono ragioni di lungo periodo o lunghissimo periodo, migliaia o decine di migliaia di anni. Una di queste è le cause antronomiche che provocano appunto quelle glaciazioni che abbiamo avuto due milioni di anni fa. Quelle dipendono dalle perturbazioni nelle caratteristiche astronomiche della Terra, quelle funzionano sempre, sono sempre in atto come anche il sole, le correnti oceaniche, la posizione dei continenti, va sempre bene. Ma c’è solo un parametro che muta in tempi brevissimi, decine di anni o secoli, ed è la presenza di gas serra, di anidride carbonica per intenderci, in atmosfera. Sugli altri parametri noi non possiamo fare niente, non è che possiamo modificare l’orbita della terra o le correnti oceaniche, ma certamente possiamo preoccuparci dell’immediato presente e su questo siamo noi gli attori e i responsabili.