AGI – Ancora poche ore di attesa per il fischio di inizio della partita più importante della stagione: a Istanbul, Inter e Manchester City si giocano un posto nell’Olimpo. Per quanto una finale non abbia mai dei favoriti, i riflettori non possono che essere puntati sugli inglesi.
Gli uomini di Inzaghi sono l’ultimo ostacolo tra i citizens e la storia: Premier League ed FA Cup già in bacheca, aggiungere la Champions League significherebbe entrare in un club esclusivo, di cui l’Inter fa già parte: poche squadre hanno fatto il triplete, conquistando i trofei più importanti nell’arco di una stagione. Un’occasione unica per il City, che potrebbe così pareggiare il conto con i cugini dello United, primo e unico club inglese in grado di centrare il Treble.
Attenzione, però, a dare i giochi per fatti. Gli uomini di Guardiola hanno raggiunto una finale di Champions League, due anni fa, contro il Chelsea, sempre da favoriti: l’epilogo ha smentito i pronostici. Ogni squadra è battibile, lo sa Inzaghi, lo sa bene Guardiola, che mai come quest’anno ha costruito il cammino verso la finale principalmente tra le mura amiche. In Champions League, lontano dall’Etihad Stadium, i citizens hanno collezionato la bellezza di… una vittoria.
I numeri ‘strani’ del City
Difficile da credere, eppure tra girone e scontri ad eliminazione diretta, Haaland e compagni hanno vinto in trasferta solamente l’esordio nella competizione, contro il Siviglia, per poi pareggiare tutte le altre partite; in successione: Copenaghen, Borussia Dortmund, Lipsia, Bayern Monaco, Real Madrid.
Un ruolino di marcia senza equilibrio, se si pensa alle fantastiche prestazioni regalate dagli inglesi nelle partite casalinghe: considerando solamente gli scontri a eliminazione diretta, si parla di quattordici gol in tre partite. Numeri da fantascienza, soprattutto pesando il nome degli avversari: Bayern Monaco (quarti di finale, andata 3-0) e Real Madrid (semifinale, ritorno 4-0). Il campo neutro, dati alla mano, è un sospiro di sollievo per l’Inter, che si ritrova ad affrontare senza dubbio la favorita del torneo. Favorita, ma non imbattibile.
I punti deboli del team di Guardiola
Per quanto le squadre di Guardiola si siano evolute nel tempo, presentano dei tratti caratteristici che non sono mutati. Il primo tra tutti: la palla, la vogliono sempre tra i loro piedi. Conseguenza principale: una squadra del genere si attende e si colpisce in ripartenza. Non è nel DNA dell’Inter, ma è l’unica strategia che nel corso degli anni ha portato risultati positivi contro le squadre del tecnico catalano.
La fase difensiva, inevitabilmente, è il punto debole di una squadra così propensa a occupare terreno nella meta’ campo avversaria; non è un discorso di nomi (Stones, Dias, Laporte, Walker e compagnia, sono giocatori di statura internazionale, tra i migliori al mondo nel loro ruolo), bensì un discorso di come stare in campo.
Una palla recuperata a centrocampo, con una difesa avversaria alta, può regalare grosse chance agli italiani (chiedere alla Fiorentina, sconfitta al 90′ in una situazione simile, in finale di Conference League). Il gioco che Guardiola regala alle sue squadre, è meraviglioso; un meccanismo perfetto che gira all’unisono. La meraviglia, però, ha dei costi: una piccola malfunzione di un ingranaggio, è in grado di rovinare il tutto.
L’inter, da parte sua, dovrà giocare la partita perfetta: per alzare la Coppa dalle grandi orecchie, dovranno battere la squadra con il miglior marcatore (Haaland, 12 gol) ed il miglior assist-man (De Bruyne, 7 assist) della competizione. Si affiderà, tra le altre cose, alle mani di Onana, il portiere con più parate effettuate (45).