AGI – La bara bianca del piccolo Mattia con una foto che lo ritrae sorridente con il ciuccio in bocca di colore blu tra le due bare di legno chiaro di suo papà Marco e della nonna Maria Grazia. È questa l’immagine più struggente, oltre alla disperazione, alle lacrime e alle tante parole, dei funerali delle tre vittime della tragedia di giovedì scorso di Santo Stefano di Cadore nel Bellunese, celebrati oggi nella chiesa di Sant’Andrea a Favaro Veneto in provincia di Venezia.
I tre feretri sono stati affiancati ai piedi dell’altare: la prima bara a essere portata in chiesa è stata quella di Mattia. Alle esequie di Mattia Antoniello – domenica avrebbe compiuto due anni – di suo papà Marco di 47 e di sua nonna Maria Grazia Zuin di 64, erano presenti centinaia di persone sia all’interno della chiesa che sul sagrato dove sono stati installati tre maxischermi per seguire l’omelia funebre del parroco di Sant’Andrea.
La mamma di Mattia, Elena Potente, sopravvissuta all’incidente assieme al padre Lucio, ha letto un messaggio molto toccante, struggente, scritto dalla figlia maggiore Alice. Rivolgendosi al figlioletto Mattia, la mamma ha detto, “ora giochi libero, non far esasperare papa’ e nonna” e poi concluso, “cercate di riposare in pace”.
Accanto a Elena, che nell’incidente ha riportato contusioni multiple abrase con prognosi di 3 giorni, era sul pulpito anche il fratello di Marco Antoniello, Rocco che ha promesso, “mi prenderò cura dei tuoi figli e di Elena, tu mi darai la forza”. Tante le personalità presenti, tra essi il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, il prefetto Michele Di Bari, il generale di brigata Nicola Conforti, comandante dei Carabinieri di Venezia, il generale di brigata Giovanni Salerno, comandante della Guardia di Finanza di Venezia, il sindaco di Marcon, Matteo Romanello e una delegazione arrivata da Santo Stefano con il sindaco Oscar Meneghetti.
Al termine della messa il funerale è proseguito al vicino cimitero. A uccidere i componenti della stessa famiglia di Favaro Veneto, in vacanza nel Bellunese, è stata una donna di 31 anni, Angelika Hutter, cittadina tedesca della Baviera, arrestata che ora si trova piantonata perché ricoverata nel reparto psichiatria dell’ospedale di Venezia.
La donna, che nelle poche parole dette nelle ore successive all’incidente ha detto di non ricordare nulla della strage compiuta ma che comunque si sente “in un baratro”, ha falciato quattro persone uccidendone tre. Il tutto per aver lanciato, forse a seguito di un attacco di rabbia, l’autovettura Audi A3 nera di proprietà del padre a folle velocità su un tratto di strada dove il limite è di 50 chilometri orari. Stando a una prima valutazione la vettura viaggiava a una velocità di circa 90 chilometri orari.
Gli accertamenti ematici hanno escluso che la donna si sia messa alla guida dopo aver ingerito bevande alcoliche o sostante stupefacenti. Nei confronti di Angelika Hutter, accusata di omicidio stradale plurimo, non è esclusa la perizia psichiatrica.
La donna dall’ottobre scorso viveva senza fissa dimora, la sua abitazione era l’autovettura e nei mesi scorsi ha girovagato tra l’Alto Adige e il Bellunese. A fine maggio la donna è stata denunciata per resistenza a pubblico ufficiale e porto di oggetti atti a offendere dalla Polizia di Stato a Bolzano perché nel corso di una perquisizione, a seguito di una accesa discussione avuta in un negozio di elettronica in un centro commerciale, nel suo zaino è stato trovato un martello. Dalla Germania è atteso nelle prossime ore l’arrivo del fratello di Angelika, Martin che forse darà nuove e importanti informazioni sul pregresso della sorella agli inquirenti italiani.