Chiudi
Notizie

La tragedia del Mottarone e il “fattore umano”

la-tragedia-del-mottarone-e-il-“fattore-umano”

AGI – Hanno scritto con chiarezza che il loro lavoro di indagine “non può essere usato per attribuire colpe e responsabilità”, ma non c’è dubbio che la relazione conclusiva della Commissione ministeriale depositata nei giorni scorsi, che ha approfondito circostanze e cause del tragico incidente del maggio 2021 alla Funivia del Mottarone, costato la vita a 14 persone, contenga alcune sottolineature rilevanti anche al fine della valutazione complessiva di quanto è accaduto.

Perché i due componenti della commissione – gli ingegneri Roberto Maja, docente del Politecnico di Milano, e Sergio Simeone, esperto di tecnica e normativa ferroviaria – si soffermano nelle loro conclusioni soprattutto sul “fattore umano” che sta a monte della tragedia. Per esempio, la relazione stigmatizza in modo molto netto la posizione e i comportamenti del direttore di esercizio, Enrico Perocchio.

Intanto mettendo in ulteriore evidenza il “conflitto di interesse” derivante dal fatto che l’ingegnere biellese fosse contemporaneamente alle dipendenze della società di gestione della funivia e della società incaricata delle manutenzioni.

“La Commissione di Indagine – si legge tra l’altro nella relazione – ritiene che la commistione dei ruoli conseguente alla posizione del Direttore di esercizio creata dal contratto quale controllore della regolare esecuzione dello stesso per conto dell’esercente e collaboratore del fornitore ne riduca l’autonomia e l’indipendenza decisionale compromettendo l’efficacia della sua attività”.

Anche rispetto a Luigi Nerini, titolare della società concessionaria della funivia, la relazione sottolinea comportamenti nella gestione dell’azienda che si sono rivelati pregiudizievoli di un corretto svolgimento dei controlli di sicurezza.

“La durata del turno di lavoro da quando la società ha adottato l’esercizio senza agenti di vettura (agosto 2018) – si legge per esempio nelle conclusioni della Commissione – è insufficiente per svolgere compiutamente le visite e controlli previsti che prima venivano svolti dai 4 agenti di cabina e dai 3 agenti di stazione (uno a Stresa, uno ad Alpino e uno a Mottarone) e da 1 macchinista rispetto all’organico ridotto a 3 agenti di stazione e 1 macchinista. Inoltre, dal Registro Giornale risulta che un turno giornaliero del ruolo di macchinista è quasi sempre coperto dal Capo Servizio e nella stazione motrice di entrambi i tronchi (Alpino) 2 agenti coprono normalmente il ruolo di macchinista (esistono due banchi di comando distinti per ogni tronco) e di agente di stazione. Infine, gli agenti hanno evidenziato che l’inizio del turno di lavoro è stato reso coincidente con l’orario di apertura al pubblico”.

Infine anche per Gabriele Tadini, il caposervizio che ha confessato di aver inserito i famosi “forchettoni” che hanno impedito l’entrata in funzione del freno di emergenza, i commissari del ministero dei trasporti rilevano “un approccio al ruolo deresponsabilizzato e superficiale” per esempio “omettendo per tutto il periodo dal 07/10/2020 al giorno dell’evento l’esecuzione e registrazioni delle visite mensili”. 

Redazione

Autore Redazione