AGI – È la Germania il paese Ue che ha rilasciato il maggior numero di permessi di protezione, pari a 160 mila, il 41% del totale dell’Ue; l’Italia è terza con 40 mila esiti positivi (il 10% del totale Ue), preceduta dalla Francia (50 mila, 13%) e seguita dalla Spagna (36 mila, 9%).
Insieme, questi quattro Paesi hanno accolto il 73% delle richieste di protezione a livello europeo. Ai 384.245 permessi di protezione concessi nella Ue, nel 2022, si aggiungono gli oltre 4 milioni di permessi per protezione temporanea rilasciati a cittadini ucraini in fuga dal conflitto.
Tra i Paesi dell’Ue è la vicina Polonia ad aver registrato il maggior numero di beneficiari ucraini di protezione temporanea, con un totale di 1.561.700, seguita dalla Germania (777 mila beneficiari ucraini) e dalla Repubblica Ceca (458 mila). L’Italia, al quinto posto in Ue, nel 2022 ha concesso 150 mila permessi di protezione temporanea a ucraini in fuga.
I dati dell’Italia
Considerando i dati relativi al decennio 2012-2022, si rileva che gli esiti positivi in Italia hanno avuto un andamento altalenante, con periodi in cui la protezione ha raggiunto percentuali largamente maggioritarie dovute soprattutto alle crisi dei Paesi di origine dei richiedenti:
L’80% di decisioni positive nel 2012 (soprattutto protezione umanitaria a seguito degli arrivi di numerosi migranti dal Nord Africa in concomitanza delle “primavere arabe”); il 60% di esiti positivi negli anni 2013-2014 (a seguito soprattutto delle crisi in Siria e Eritrea). In questi anni le concessioni di protezione in Italia sono risultate maggiori in termini relativi rispetto alla media UE, i cui esiti positivi alle richieste di asilo costituivano invece il 30-40% degli esiti.
Le differenze tra Italia e resto d’Europa
Dal 2015 al 2020, al contrario, si sono riscontrate percentuali di decisioni positive maggiori in UE che in Italia, in particolare nel 2016 quando hanno rappresentato il 54% degli esiti (e in Italia erano il 40%) e dovuti soprattutto alle richieste di protezione da parte di siriani, afghani e iracheni, nazionalità che registrano i più alti tassi di riconoscimento.
In Italia invece il prevalere di nazionalità africane e asiatiche con tassi di riconoscimento più bassi (Tunisia, Egitto, Bangladesh, Marocco) ha fatto registrare minori concessioni di protezione in termini relativi. Il gruppo nazionale più numeroso che ha ottenuto una qualsiasi forma di protezione nell’UE nel 2022 è quello dei siriani seguiti da afghani, venezuelani e iracheni, mentre in Italia sono stati soprattutto nigeriani, pakistani, afghani e bangladesi i gruppi più numerosi ad avere ricevuto esiti positivi alle domande di protezione.
Tra le tipologie di esito in Italia ha sempre prevalso la protezione umanitaria fino al 2018 – in alcuni anni i due terzi degli esiti positivi – e, dopo il calo del 2019 (dovuto a restrizioni introdotte a livello normativo poi in parte superate nel 2020), essa, sotto forma di protezione speciale, è tornata ad avere un peso assai rilevante rappresentando nel 2022 il 55% degli esiti positivi.
Sul totale delle decisioni positive, lo status di rifugiato – il più alto riconoscimento di protezione – nel nostro Paese invece ha sempre registrato incidenze minori, 20% in media nei 10 anni considerati (21% nel 2022), mentre in Ue lo status di rifugiato è mediamente riconosciuto al 50% dei richiedenti a cui viene concessa una protezione (il 44% nel 2022).
Ciò è dovuto in gran parte alla nazionalità dei richiedenti asilo che registrano tassi di riconoscimento molto differenti: bangladesi, pakistani, egiziani, tunisini e nigeriani, sebbene numericamente molto importanti nel nostro Paese tra i richiedenti asilo, ottengono esiti positivi alla domanda di protezione (qualsiasi tipo di protezione) inferiori rispetto a nazionalità numericamente più numerose in altri Paesi Ue, come i siriani, gli afghani, colombiani e venezuelani.
Considerando le due principali forme di protezione – rifugiato e sussidiaria – in Italia nel 2022 le nazionalità che hanno registrato la percentuale di status di rifugiato sul totale delle decisioni positive maggiore sono state quella afghana (75%), quella somala (42%), quella irachena (27%) e quella salvadoregna (24%).
Sempre nel 2022, nel totale dei Paesi Ue la percentuale maggiore con status di rifugiato si riscontra invece tra i turchi (91%), seguiti da eritrei (80%), cittadini della Repubblica Democratica del Congo (75%), guineani (70%) e ivoriani (67%).
Nella Ue, tra i paesi in cui ha prevalso il riconoscimento della protezione sussidiaria (concessa generalmente a chi proviene da paesi in guerra), si riscontrano l’Ucraina (94% sul totale di esiti positivi), la Siria (63%) e il Mali (79%). Nel caso dei venezuelani – che sono stati accolti soprattutto in Spagna – si è registrata un’alta percentuale di permessi per motivi umanitari che e’ presente solo in alcune legislazioni nazionali. In Italia la protezione sussidiaria ha riguardato soprattutto ucraini, venezuelani, maliani e iracheni.
Le domande di asilo
Complessivamente nel 2022 nell’Unione europea sono state prese 632.360 decisioni in prima istanza sulle domande di asilo e altre 218.260 decisioni finali a seguito di un ricorso o di una revisione. Le decisioni prese in prima istanza hanno portato a 310.400 riconoscimenti di uno status di protezione, mentre altre 73.845 persone hanno ricevuto un permesso di protezione dopo un ricorso o una revisione. I dinieghi sono stati rispettivamente 322.110 e 144.480.
In totale sono state quindi esaminate in Ue oltre 850mila richieste di protezione, in maggioranza respinte dalle commissioni (54,8%) e accolte con esito positivo nel restante 45,2%. In Italia sono state esaminate in prima istanza 53 mila richieste, e quasi 20 mila decisioni a seguito di ricorso o revisione per un totale di 72.395 domande esaminate.
Le domande respinte sono state complessivamente 32.745, il 45.2% del totale esaminate nell’anno. Nel 2022 si e’ rilevata dunque una maggiore incidenza di dinieghi nella UE rispetto a quanto avvenuto in Italia. In Italia le domande non accolte sono state maggioritarie tra il 2015 e il 2020, quando rappresentarono mediamente oltre il 60% degli esiti.