E fu Spalletti, come l’esito felice di una pièce teatrale, il deus ex machina che risolve ogni cosa. Risolve? Hanno detto che Mancini aveva paura della Macedonia – indigesta – e dell’Ucraina – bellicosa, vedrete che Spalletti un passo avanti in Europa lo fa. Nonostante il fatto che l’unica Bella Nazionale, di questi tempi, sia la Giovani Italia di Alberto Bollini (che mi ha fatto ricordare il Vicini che sostituì felicemente Bearzot).
Vedremo. Il passo richiesto è ahimè più lungo: porta obbligatoriamente al Mondiale 2026; e allora portiamo in Nazionale l’uomo che Gianni Agnelli avrebbe ribattezzato Santa Rita (disse di Allodi), la Santa dei miracoli, visto che a Napoli Spalletti è riuscito a sostituire San Gennaro.
Si nota, davanti alla decisa scelta della Federcalcio, una certa fretta che il nome di Spallettone dovrebbe sottrarre al sospetto di mettere una pezza al Caso del Mancini Fuggitivo che per una settimana ha conteso momenti di gossip alla piemontese storia delle corna.
Gravina – sempre prudente – ha avuto mano felice nella decisione: chi può discutere uno come Spalletti? Solo – dico io – chi l’ha veduto sollecitamente rinvigorito dopo neanche un mese dell’anno di riposo (cosa vuol dire sabbatico a Certaldo?) appena si è liberata la panchina dei suoi sogni. Non ho memoria di una soluzione così sollecita, come se il bravo Gravina dovesse andare in ferie, chiudere l’ufficio e lasciare in via Allegri solo fattorini e guardie. E un avvocato che segua con attenzione le mosse di Aurelio De Laurentiis, deciso a far valere la clausola contrattuale che prevede i tre milioni d’indennizzo in caso di rientro in attività. In fondo, anche questa è una questione di soldi nell’ormai affermato Calciobusiness appena ieri accusato da Gianni Rivera, quello che l’Azzurro l’ha nobilitato in altri tempi, quando ci si scandalizzava dell’annosa Staffetta con Mazzola. Quella fra Mancini e Spalletti è la staffetta più veloce di tutti i tempi. Forza Italia…