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Cultura

Mattarella visita la Chiesa di Santa Maria di Gesù distrutta dall’incendio: “È una ferita” 

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AGI – Era uno scrigno di capolavori artistici e storici la quattrocentesca chiesa di Santa Maria di Gesù a Palermo, distrutta il 25 luglio scorso da uno degli incendi di origine dolosa che nei giorni scorsi hanno colpito la città e la regione. Il danno provocato dalla mano dei piromani è enorme. 

Le fiamme hanno prima aggredito la vegetazione sul costone roccioso del Monte Grifone che domina la località, poi si sono propagate nell’edificio: è crollato il prezioso soffitto ligneo dipinto; distrutti il coro ligneo dei frati e l’organo a canne ivi custodito, la statua lignea quattrocentesca di S. Maria di Gesù, una statua ottocentesca in legno della Vergine Assunta e il relativo abito ricamato, dono della regina Maria Teresa d’Austria.

Gravemente danneggiati anche i manufatti marmorei presenti all’interno della chiesa e i corpi di san Benedetto il Moro (compatrono di Palermo che qui svolse l’ultima parte della sua vita da eremita)  e del beato Matteo d’Agrigento. Una grave perdita spirituale e artistica per l’intera città di Palermo e la Sicilia. 

“Dovevo venire qui, perchè è una ferita” ha detto il presidente della repubblica Sergio Mattarella, che questa mattina si è recato in visita alla struttura, accompagnato dall’arcivescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefici, dal sindaco di Palermo, Roberto Lagalla e dal presidente della regione Sicilia, Renato Schifani.

A Santa Maria del Gesù sono sopravvissute finora usanze antiche, come la coltivazione degli agrumi, arance e limoni, tipici della ex Conca d’Oro. La chiesa è nota, inoltre, per ospitare al suo interno le tombe della famiglia Florio, la dinastia industriale protagonista della Belle Epoque palermitana, raccontata nel best sellers “I leoni di Sicilia” dalla scrittrice trapanese Stefania Auci. Che ora si dispera: “Sembra una chiesa bombardata – ha detto tra le lacrime – che nessuno giri la faccia dall’altra parte: è successo in Sicilia ma può accadere dovunque». 

 

 

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