AGI – Un “evento epocale”, lo definisce Sylvain Bellenger, direttore del Museo e Real bosco di Capodimonte, e, con Sébastien Allard, direttore del dipartimento di Pittura del Louvre, tra i curatori generali di ‘Napoli a Parigi: il Louvre invita il Museo di Capodimonte‘.
Da domani all’8 gennaio 2024 la capitale francese ospita una imperdibile occasione per vedere le due collezioni simbolo dei legami tra Francia e Italia in un dialogo spettacolare e unico perché mai accaduto prima e di difficile replica.
Né mai due siti culturali così importanti hanno dato vita a una simile rassegna. L’esposizione, che ha ricevuto l’Alto Patronato della Repubblica Italiana e della Repubblica Francese, è il vero grande evento culturale del 2023.
Il Louvre e Capodimonte, infatti, sono entrambi palazzi reali trasformati in musei, custodi delle collezioni ereditate dai più grandi sovrani d’Europa. L’intento dei due musei è quello di vedere come capolavori di Napoli si mescolano con quelli del Louvre, offrire ai visitatori una panoramica della pittura italiana dal XV al XVII secolo, raccontare pezzi di storia europea e rinsaldare rapporti tra due paesi che molto condividono in diversi campi, compresa la cultura.
Per sei mesi i capolavori della reggia borbone dialogheranno con quelli del parigina, in tre diversi spazi iconici del Louvre: l’Ala Denon (Salon Carrè, Grande Galerie e Salle Rosa), l’Ala Sully (Salle de la Capelle) al livello 1, e l’Ala Sully (Salle de l’Horloge) al livello 2. Oltre 60 i capolavori di Capodimonte migrati sotto i cieli di Parigi.
Capolavori anche identitari dell’ex reggia napoletana come l’Antea del Parmigianino (o meglio, il Ritratto di giovane donna, 1524-27), che saranno in dialogo con contemporanei già ospitati nella ex reggia francese. Opere che sono state ripulite per l’occasione, dotate magari di una nuova cornice, rigorosamente d’epoca, acquistata grazie ai mecenati dell’Advisory Board di Capodimonte guidato da Giovanni Lombardi.
Ai francesi, ma non solo, sarà possibile scoprire la Crocifissione di Masaccio, uno dei maggiori artisti del Rinascimento fiorentino, artista assente dalle collezioni del Louvre; o dipinti quali La Trasfigurazione di Giovanni Bellini, di cui il Louvre non ha un corrispettivo. Il confronto di queste opere con i dipinti di Raffaello custoditi nel museo parigino promette di essere uno dei momenti salienti dell’incontro.
La collezione di Capodimonte è il frutto di una storia unica nel panorama italiano che spiega in larga misura la diversità delle opere esposte. Prima dell’Unità d’Italia (il Regno delle Due Sicilie vi fu annesso nel 1861), tre dinastie hanno svolto un ruolo essenziale nella costituzione di questo imponente insieme: i Farnese, i Borbone e Bonaparte-Murat.
Riunendo dipinti importanti come il Ritratto di papa Paolo III Farnese con i nipoti, opera di Tiziano e il Ritratto di Giulio Clovio di Greco, sculture e manufatti spettacolari, tutti prestiti eccezionali, come la Cassetta Farnese, la più preziosa e raffinata delle opere di oreficeria del Rinascimento insieme alla Saliera di Benvenuto Cellini, o lo straordinario biscuit di Filippo Tagliolini, La Caduta dei Giganti, sarà possibile scoprire la ricchezza di questa collezione, riflesso e testimonianza delle differenti età del Regno di Napoli.
Ma anche di farla dialogare con una altrettanto prestigiosa messa insieme dai reali francesi con uguale passione. Tra i tesori in mostra, poi, sempre da Napoli, spiccano i quattro cartoni che provengono dalla collezione di Fulvio Orsini, umanista, grande studioso e bibliotecario, prima del cardinale Alessandro Farnese e poi del cardinale Odoardo Farnese. Due cartoni sono stati definitivamente attribuiti a Raffaello e Michelangelo come opere autografe.
Mosè davanti al roveto ardente di Raffaello e il Gruppo di armigeri di Michelangelo sono propedeutici alle decorazioni della Vaticano. Il cartone della Madonna del Divino Amore e quello di Venere e Amore sono considerati eseguiti dagli allievi dei due maestri. Capolavori rari che verranno presentati in dialogo con celebri disegni conservati nel Cabinet dei Disegni del Louvre, come la Santa Caterina di Raffaello o il cartone recentemente restaurato de La Moderazione di Giulio Romano, l’allievo più vicino a Raffaello e suo stretto collaboratore.
Una mostra dunque che non ha precedenti per la quantità e la qualità delle opere in prestito, per lo sforzo organizzativo, per gli obiettivi che i due musei si pongono a coronamento di una rassegna che sarà il centro di mesi di eventi nella capitale francese, tra cui uno spettacolo del teatro San Carlo e uno di Peppe Barra.
“Per noi è anche un momento di riflessione sul modo in cui presentiamo la pittura italiana. Nel 2024 rifaremo completamente la Grande Galerie, dove è esposta, e il confronto di opere ci darà dei suggerimenti in questo senso. Noi la presentiamo in un modo molto francese, cioè la romana, la bolognese, la fiorentina perché i re di Francia hanno comprato opere secondo il gusto francese, molto classicista, poco incline al drammatico effetto di luci e ombre di molti capolavori napoletani e spagnoli”, aveva spiegato Allard ai giornalisti napoletani durante una sua visita nel capoluogo campano preparatoria alla mostra.
E ora a Parigi, accanto alle opere di Tiziano, Caravaggio, Carracci, Guido Reni, solo per citarne alcuni, arriva la singolare Scuola napoletana, con artisti dalla potenza drammatica ed espressiva come Jusepe de Ribera, Francesco Guarino o Mattia Preti.
“Il Louvre e Capodimonte hanno molto da condividere e molto da raccontare. Voglio sinceramente ringraziare Sylvain Bellenger, direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte che, in amicizia, ci ha fatto il grande onore di accettare il nostro invito. Questa collaborazione eccezionale ed esclusiva illustra perfettamente il legame europeo e internazionale che io mi auguro per il museo”, spiega Laurence des Cars, direttore del Louvre. “La storia di Capodimonte è indissolubilmente legata al Regno di Napoli come la storia del Museo del Louvre è legata alla Rivoluzione francese”, ricorda Bellenger.