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Patrick Zaki accolto nella sua Bologna

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AGI – Abito blu, cravatta scusa e i riccioli neri che assieme agli occhiali e la barba sono diventati la sagoma stilizzata apparsa per mesi e mesi su striscioni, manifesti, locandine, messaggi social. “Patrick Zaki libero” non è più uno slogan, un logo, ma un laureato dell’Università di Bologna che va in Ateneo a ritirare la sua pergamena. Come qualunque altro studente, ma più atteso, più acclamato e più felice.

Dopo l’arrivo all’aeroporto di Malpensa, Zaki raggiunge la sua Bologna assieme al rettore Giovanni Molari e alla sua professoressa Rita Monticelli. Saluta e mostra le dita a “V”, segno di vittoria, mentre il rettore al microfono libera un “Finalmente sei qui”, archiviando gli anni difficili, fatti di manifestazioni, sit in, conferenze e tante iniziative per ottenere la liberazione del giovane ricercatore attivista arrestato e trattenuto in carcere per le sue idee.

“Patrick, ti auguro di vivere una vita serena e libera, senza farti tirare la giacchetta da nessuno, la tua forza è stata sempre l’indipendenza, mantienila sempre”, auspica il rettore dell’Università Alma Mater di Bologna, Giovanni Molari. “Sono stati tre anni difficili, a tratti drammatici, ma ora è il momento della festa”, aggiunge.

Il rettore consegna a Patrick Zaki la pergamena di laurea che aveva dovuto conseguire online, insieme a una maglietta dell’Università di Bologna. “Ben tornato Patrick, è bello riaverti qui, riabbracciarti dopo un po’ di anni a vedere la tua immagine nelle nostre stanze. Finalmente sei qui in carne e ossa, dopo telefonate private, incontri online. È bello averti qui con noi in persona – ha detto -. L’università è luogo di pluralismo e libertà, luogo al di sopra delle parti. Sono stati tre anni difficili, tre anni drammatici. Ora è il momento della festa. Da te abbiamo imparato a resistere”. Molari ha ricordato anche la famiglia di Giulio Regeni.

E un “finalmente” scappa anche a Patrick. “Sono qui: è un sogno che si avvera dopo tanti anni. È bellissimo essere qui all’Università. Grazie. Grazie”. Sono le prime parole di Patrick Zaki in rettorato a Bologna. Il suo italiano, non esercitato per tutto questo tempo di prigionia, è stentato, ma le idee scorrono chiarissime. “Per me Bologna è la città della libertà, è una seconda casa. Grazie a tutti per il supporto”. La festa si sposta in Piazza Maggiore. Accanto al giovane ricercatore c’è la fidanzata, con la sorella e il rettore Giovanni Molari. Li raggiunge il sindaco Matteo Lepore. In piazza c’è il cinema all’aperto ‘Sotto le stelle del cinema’ e ci sono centinaia di persone che erano venute a vedere il film ‘Lo spaccone’ e, a sorpresa, si sono ritrovati sul palco l’attivista egiziano. 

“Ringrazio le autorità italiane ed egiziane, le ong, la società civile e i vertici dello stato italiano fino alla presidente del Consiglio”, scandisce Patrick Zaki. E poi un pensiero per la sua città di adozione. “Bologna è la mia seconda casa: ho goduto di molto sostegno, ho visto questo sostegno in tre anni e si è visto anche al Cairo”. “Questo posto vuol dire tanto per me”, dice dal palco in piazza Maggiore a Bologna, dove si emoziona ringraziando i bolognesi presenti a centinaia. “Sono davvero felice, molto emozionato – aggiunge – sono grato a tutte le persone di Bologna per essere qui. Vorrei andare porta a porta per ringraziare tutti. Le persone che sono qui ora di fronte a me sono la vera ragione della mia libertà. Ora vorrei fare qualcosa per Bologna e per i diritti umani in Italia”.

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