ROMA (ITALPRESS) – In questi tempi siamo avvolti da incertezze e subbuglio. In tali casi la classe dirigente più avveduta sa valutare pericoli e difficoltà e viene istintivamente spronata a trovare soluzioni adeguate ai nodi che si presentano come rischi. Stiamo vivendo situazioni davvero difficili, e continuare il tran tran dell’ultimo quarto di secolo ci espone ad azzardi forse mai visti. Due paesi alleati, nostri importanti partner commerciali, sono incendiati da guerre che si prospettano lunghe e costosissime. Gli equilibri mondiali stanno rapidamente compromettendosi a causa della costituzione di una sorta di internazionale dell’autocratismo coalizzato contro le democrazie occidentali.
Proveniamo da prove impegnative di Covid e manovre paramilitari nell’energia che hanno provocato impennate inflattive e recessive molto insidiose. Ma non si ha l’impressione che ci si renda conto della posta in gioco per il futuro. E intanto ai problemi di ieri mai smaltiti del tutto si sono aggiunti altri nuovi persino più insidiosi. In Italia e in Europa non si notano cambiamenti all’altezza dei tempi odierni impegnati come si è ad assecondare gli umori degli elettori.
In Italia si continua a dissipare i pochi soldi pubblici disponibili con i bonus per dare la sensazione della vicinanza alle esigenze immediate ma lasciando senza contrasto le future valanghe che potranno sommergerci. In Europa occupandosi solo dei conti, i quali pur importanti, possono assai variare di consistenza se i fattori che li condizionano sono lasciati ingovernati e fuori controllo. Insomma gli italiani dovranno occuparsi finalmente del loro debito. La sua permanenza limita ogni possibile movimento necessario in momenti così imprevedibili.
E comunque se lo vogliono procrastinare, dovranno smettere la pratica ormai consueta di destinare i soldi ai loro clientes anziché a investimenti produttivi provati e certificati. Devono assolutamente tagliare la spesa improduttiva, innalzare la produttività in ogni settore, investire nei fattori di sviluppo per cambiare davvero verso sui fondamentali della propria economia. L’Europa dal suo canto dovrà muoversi come gli Stati Uniti. Gli States hanno deciso veri e propri piani keynesiani di sviluppo con 370 miliardi di dollari di intervento pubblico. Lo hanno fatto dopo aver dovuto raffreddare l’inflazione alzando i tassi di interessi provocata dall’energia stressata dalle guerre e dagli effetti post Covid. Dopo aver placato le fiamme inflattive, si sono dedicati a combattere il guasto collaterale della recessione provocata dal costo maggiore del denaro.
Poi hanno somministrato l’antibiotico per una spinta decisa all’economia con investimenti considerevoli dello Stato. Tant’è che gli americani dopo aver investito ingenti quantitativi di denaro, sono in attesa un Pil più alto di quello cinese, mentre l’occupazione è già sensibilmente cresciuta. Ecco! L’Europa deve fare nello stesso modo se non vuole andare incontro alla recessione. Stia attenta ai conti, ma decida di muoversi come ha fatto durante il Covid se si mira a conseguire come risultato un futuro favorevole e dare così prospettive concrete e speranza ai popoli europei.
Raffaele Bonanni
(ITALPRESS).
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