AGI – E’ di nuovo ‘bufera’ su Vittorio Sgarbi: dopo le polemiche di luglio legate a sue dichiarazioni finite nel mirino come sessiste e sopra le righe in occasione di un evento al Maxxi, il sottosegretario alla Cultura è nell’occhio del ciclone questa volta per l’accusa di avere percepito denaro in violazione di una norma che riguarda i componenti di governo.
A scriverne è il Fatto Quotidiano che ha parlato di 300mila euro in consulenze, presentazioni e mostre, emolumenti incassati dall’inizio, ancorchè riscossi anche attraverso società intestate a un suo collaboratore o alla fidanzata del sottosegretario.
Compensi incompatibili, fa rilevare l’inchiesta giornalistica, con la carica, in base a quanto disposto dell’articolo 2 della legge 215/2004: “Il titolare di cariche di governo non può esercitare attività professionali o di lavoro autonomo in materie connesse alla carica di governo, di qualunque natura, anche se gratuite, a favore di soggetti pubblici e privati”.
“Se ho guadagnato 300mila euro in 9 mesi? Non lo so, forse è una cifra sottostimata, spero che siano molti di più”, ha risposto sempre sui giornali lo stesso Sgarbi.
“La mia attività non è vietata dalla legge. Sono come un ministro che scrive libri”, ha aggiunto, sostenendo di avere una lettera dell’Anac che giustifica le sue “attività divulgative”.
Le “illazioni” della stampa per Sgarbi “nascono dalle denunce di un mio collaboratore con lettere anonime. Ma sono infondate. E comunque non prendo una lira dal ministero per le missioni”.
Anche a fronte di nuove indiscrezioni di stampa, è il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, che già a luglio aveva riferito al Parlamento, a prendere le distanze, sempre dalle colonne dello stesso quotidiano, dal ‘suo’ sottosegretario.
“Non sapevo nulla delle consulenze. Ho già avvertito Meloni. Del resto – ha puntualizzato il ministro – non l’ho voluto io. Cerco di tenerlo a distanza e di rimediare ai suoi guai”.
Sgarbi, che definisce “falsa” l’intervista di Sangiuliano, non ha alcuna intenzione di mollare: c’è la possibilità che si dimetta? “Nessuna”, ha risposto ad Affaritaliani.it, rivendicando, tra l’altro, che “ogni libera prestazione, conferenza, spettacolo, deve essere pagata”.
Sul ‘contenzioso’ in atto, è intervenuta l’opposizione. “Il Partito democratico si associa alla richiesta di informativa in aula del ministro Sangiuliano – ha commentato la deputata dem Irene Manzi, capogruppo Pd in commissione Cultura -. Questa mattina siamo rimasti abbastanza stupiti, leggendo le dichiarazioni del ministro che sostanzialmente ha scaricato sulle spalle della presidente del Consiglio, la soluzione dell’affaire Sgarbi. Quello che vogliamo evidenziare è la gravissima inopportunità rispetto al ruolo di un rappresentante delle istituzioni”.
La procura di Roma, al momento, non ha avviato alcuna inchiesta per questa storia delle consulenze. A piazzale Clodio è, invece, ancora aperto, ma è alle battute finali, il procedimento che vede indagato il critico d’arte per sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. Una vicenda che riguarda l’acquisto di un quadro ad un’asta e che risale all’ottobre del 2020.
Seconda l’accusa Sgarbi non ha pagato i debiti con l’Agenzia delle Entrate per un totale di circa 715 mila euro. A luglio il sottosegretario ha ricevuto l’elezione di domicilio, ma non è stato ancora ascoltato dai pm.