di Stefano Vaccara
NEW YORK (STATI UNITI) (ITALPRESS) – Un articolo dell’autorevole giornale d’inchiesta on-line Pro-Publica, ha lanciato un sospetto che potrebbe avere altri gravi risvolti giudiziari per Donald Trump: diversi testimoni dei vari procedimenti penali contro l’ex presidente e che lavorano per lui, avrebbero ottenuto aumenti di stipendio, nuovi posti di lavoro e altri benefici poco prima o subito dopo la loro testimonianza alle autorità. Per la legge americana, concedere benefici per influenzare i testimoni durante un procedimento giudiziario costituisce un crimine, anche se é un reato molto difficile da provare. Secondo l’inchiesta ben nove testimoni dei procedimenti penali contro l’ex presidente che lavorano o hanno lavorato nella campagna elettorale di Trump, hanno ricevuto significativi benefici finanziari, tra cui ingenti aumenti di stipendio, indennità di fine rapporto, nuovi posti di lavoro e una concessione di azioni e contanti dalla società di media sempre di proprietà di Trump. Secondo l’analisi di Pro-Publica, un assistente elettorale della campagna di Trump ha raddoppiato la sua paga da 26.000 a 53.500 dollari al mese. Un altro dipendente ha ricevuto un pacchetto di buonuscita di 2 milioni di dollari che, sempre secondo Pro-Publica, lo avrebbe spinto a non collaborare volontariamente con le forze dell’ordine. Secondo l’inchiesta giornalistica, un alto funzionario della campagna elettorale ha fatto assumere sua figlia nello staff, dove ora sarebbe diventata la quarta dipendente più pagata. Un altro assistente ha ricevuto una posizione privilegiata nel consiglio di amministrazione della società di social media di Trump ottenendo il posto dopo essere stato citato in giudizio e ancora prima di testimoniare. Modifiche significative alla situazione lavorativa di un dipendente – come bonus, aumenti salariali, licenziamenti o promozioni – possono costituire prova di un reato se esulano dal normale svolgimento dell’attività. I pubblici ministeri dovrebbero riuscire a dimostrare che i vantaggi o le punizioni erano destinati a influenzare le testimonianze, un reato molto difficile da provare. Secondo molti avvocati intervistati da Pro-Publica, la situazione in cui si trova Trump – nel doppio ruolo di imputato e datore di lavoro di molte delle persone che sono stati chiamati come principali testimoni dei suoi presunti crimini – non è insolita. Però il consiglio che di solito gli avvocati danno ai loro clienti è quello di non fornire benefici o penalità insoliti ai dipendenti chiamati a testimoniare. Anche se questi vantaggi non avessero avuto lo scopo di influenzare i testimoni, potrebbero comunque portare gravi danni a Trump in eventuali processi futuri perché i pubblici ministeri potrebbero riuscire a minare la credibilità di quegli assistenti sul banco dei testimoni. Rispondendo alle domande poste da Pro-Publica, un funzionario della campagna di Trump ha affermato che eventuali aumenti o altri benefici forniti ai testimoni erano il risultato del fatto che avevano assunto più lavoro a causa della campagna o perché avevano assunto nuovi incarichi. Il funzionario ha aggiunto che lo stesso Trump non è mai stato coinvolto nel determinare quanto viene pagato il personale della campagna elettorale e che il compenso è interamente delegato ai massimi leader della campagna. “Il presidente non è coinvolto nel processo decisionale”, ha detto il funzionario. “Direi che Trump non sa quanto veniamo pagati”. Il portavoce della campagna di Trump2024, Steven Cheung, ha affermato in una dichiarazione riportata da Pro-Publica che “la campagna Trump del 2024 è l’operazione più ben gestita e professionale nella storia politica”. Qualsiasi falsa affermazione secondo cui siamo impegnati in qualsiasi tipo di comportamento che possa essere considerato una manomissione è assurda e completamente falsa”. Un avvocato di Trump, David Warrington, ha già inviato a ProPublica una lettera in cui minaccia una querela se l’articolo fosse stato pubblicato. La lettera avvertiva che se il quotidiano e i suoi giornalisti “continueranno la loro sconsiderata campagna di diffamazione, il presidente Trump valuterà tutti i rimedi legali”.
(ITALPRESS).
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