AGI – Il racconto degli orrori, nell’atto di accusa contro i quattro “bravi ragazzi” del branco di Palermo, arrestati per stupro di gruppo, può essere sintetizzato in poche parole, quelle dette dal diciannovenne Christian Maronia ai suoi compari: “… lei non voleva, faceva: ‘No, basta!'”.
Affermazione che vale un’ammissione di colpevolezza: per integrare la violenza sessuale basta infatti che la vittima si opponga, cosa che vale anche nel caso in cui dovesse esserci un iniziale consenso. Nella vicenda palermitana, che ha portato a quattro arresti oggi e tre il 3 agosto, il consenso non c’era mai stato: la ragazza, fatta ubriacare e stordita a forza di spinelli, era stata portata in un luogo appartato e abusata. Ha chiesto aiuto, ma i passanti non avrebbero capito cosa stesse succedendo.
“Quello che la stroppiò (le fece molto male, ndr) è stato Cristian (con riferimento al diciottenne Barone, arrestato due settimane fa, ndr)”, diceva Samuele La Grassa nelle conversazioni intercettate, aggiungendo altre affermazioni di inconsapevoli ammissioni di fatti gravissimi: “Vedi che… oltre a questo, i pugni…”.
Elio Arnao completava il concetto: “Minchia c’era che non ansimava più, faceva ahia ahia…”. La Grassa: “I pugni ci davano e pure gli schiaffi… Non respira…”. Mentre gli amici riconoscevano che i fatti erano realmente stati una violenza odiosa e vigliacca, Maronia tentava ancora di giustificarsi: “Era eccitata, non è vero…”.
Per poi concludere egli stesso: “Ora ci mettono tutti nella stessa cella”. C’è chi avrebbe filmato le violenze per poi cancellare il video per evitare guai. Odiosi anche, in un’altra conversazione intercettata, i commenti sulla ragazza “molto profonda” e “aperta”.
Contro di loro anche le ammissioni di uno dei primi arrestati, Angelo Flores, di 23 anni, che non aveva esitato a fare i nomi degli altri bravi ragazzi che, con lui, avevano partecipato allo stupro di gruppo: Gabriele Di Trapani, Cristian Barone, Christian Maronia, Elio Arnao, Samuele La Grassa e un minorenne.